Come gestire la rabbia in modo sano per sbloccare il talento

Come gestire la rabbia in modo sano

Gestire la rabbia che in certi momenti possiamo provare è importantissimo. La mancata espressione della rabbia infatti può avere effetti negativi sulla salute mentale e fisica, inclusa la capacità di esprimere il proprio talento. La rabbia repressa può causare tensione e stress, che a loro volta possono influire sulla concentrazione e la creatività.
Inoltre, non gestire adeguatamente le pulsioni della rabbia può portare a relazioni interpersonali negative e a una costante sensazione di sopraffazione, con effetti negativi sul benessere emotivo e sulla capacità di esprimere le proprie capacità.
In questo post vedremo l’importanza di affrontare la rabbia in modo costruttivo e ti offrirò un punto di vista approfondito sull’origine sociale di questa emozione, soprattutto nella prospettiva femminile, nonché strumenti e approcci per trasformare la rabbia in una forza positiva.

Sommario

  1. Non so cosa fare nella vita
  2. Incapacità di prendere decisioni: la paura del giudizio
  3. Perché nella gestione della rabbia il garbo prende spesso il sopravvento
  4. Come gestire la rabbia

“Non so cosa fare nella vita”

La mancata espressione della rabbia può inibire il talento in modi diversi. Spesso, le persone che non esprimono le proprie abilità per lungo tempo si trovano in una situazione in cui non sanno cosa fare nella vita ad esempio. Si aggiunge a ciò una mancanza di serenità e una costante esposizione a critiche, il che può far sentire la propria personalità svilita e far dubitare delle proprie capacità. Ma si è davvero incapaci?

Immagina questa situazione tipica: cerchi un lavoro perché ti senti obbligato ad adattarti agli standard della società, mentre il lavoro che ti permetterebbe di esprimere il tuo talento sembra un’eresia, perché è completamente diverso da ciò che tutti gli altri fanno intorno a te. Questo conflitto interno genera una crescita di rabbia repressa che, ogni tanto, esplode in modo distruttivo, causando danni principalmente alla persona stessa.

Il processo inizia con la sensazione di obbligo di adattarsi agli standard predefiniti, spesso influenzati dalla cultura, dalla religione, dall’ideologia dominante o anche dalla pigrizia. Fin da piccoli, ci viene chiesto:

Che lavoro vuoi fare da grande?

La risposta che ci si aspetta è in linea con ciò che tutti gli altri bambini dicono:

Medico, insegnante, avvocato“.

Questa risposta soddisfa i genitori e l’ambiente circostante, ma cosa succede a chi ha un talento e una passione diversi?

Immagina di dire:

“Da grande sarò un artista!”

oppure

“Farò il musicista!”

Spesso queste risposte vengono accolte con disapprovazione e sminuite come scelte non convenzionali. Questo crea un accumulo di rabbia, dovuto alla disapprovazione implicita. Nessuno ti dice apertamente che non puoi perseguire il tuo sogno, ma ti viene detto che puoi fare solo certe cose rientranti nella “norma”. Questa reazione provoca una compressione della rabbia che, nel corso del tempo, si accumula.

Quando arriva il momento di cercare un lavoro, la persona si trova di fronte a un dilemma: trovare un impiego che le permetta di esprimere il proprio talento unico e diverso, ma che sembra in controtendenza rispetto alle carriere tradizionali e accettate dalla società. Oppure un lavoro convenzionale, canonico che mette al riparo da critiche e giudizi. Questa tensione interna genera una crescita ancora maggiore della rabbia repressa.

Periodicamente questa rabbia può esplodere, anche in modo distruttivo. Può manifestarsi attraverso momenti di frustrazione, sfoghi improvvisi o reazioni eccessive che danneggiano la persona stessa e le relazioni interpersonali. La persona si sente sopraffatta dalla rabbia accumulata nel corso del tempo, e questo ha un impatto negativo sulla sua salute mentale, fisica ed emotiva.

Il processo di esplodere in modo distruttivo può essere scatenato da situazioni specifiche in cui la persona si sente particolarmente limitata o non riconosciuta nel suo talento unico. Questa esplosione può causare conseguenze negative sia a livello personale che professionale, ferendo la persona stessa e ostacolando il suo percorso di autorealizzazione.

Approfondisci questo argomento leggendo questi post:

È importante comprendere questo processo per poter affrontare la situazione in modo costruttivo. Liberare la rabbia repressa e cercare opportunità che permettano di esprimere il proprio talento unico sono passi fondamentali per raggiungere l’autenticità e l’autorealizzazione. Questo richiede coraggio e determinazione nel superare gli ostacoli culturali e le aspettative sociali, ma è un percorso essenziale per trovare la felicità e la realizzazione personale.

Incapacità di prendere decisioni: la paura del giudizio

Mi occupo di management al femminile da una decina d’anni e mi sono ritrovata più volte davanti a questo scenario: incapacità di prendere decisioni per non sovvertire gli animi familiari e dell’entourage imprenditoriale maschile. Un esempio tra tutti.
Le due socie di un’azienda (una di 60 anni e l’altra di 30), quando il padre era ancora presente in azienda, fumavano di nascosto in una stanza al piano superiore. Mi ricordo di aver chiesto:

Avete tutto uno spazio all’aperto a disposizione; come mai fumate qui al chiuso di nascosto?

Nostro padre non lo sa, fu la risposta.

Queste due donne facevano cose grandiose a livello imprenditoriale, ma avevano un freno a mano tirato, una riluttanza impensabile su questioni basilari legate alla libertà di espressione e azione. Non sto parlando solo dell’atto di fumare sigarette, ma questo esempio ci dà una chiara idea. Abbiamo dovuto lavorare per anni per arrivare a scoprire le loro vere personalità, senza dover ancora combattere l’ombra di una figura autoritaria.
E ancora oggi non abbiamo risolto completamente la situazione; ogni tanto ricevo una telefonata dall’azienda con l’esclamazione di una delle due donne:

“Non ce la faccio più!”

Spesso dipende dall’attaccamento al passato e dall’incapacità di esprimere il proprio talento e allo stesso tempo manifestare la propria rabbia. Lo sforzo di cercare di essere se stesse in questi casi è paragonabile a una paura mortale, che irrigidisce tutto il corpo, blocca la razionalità e ci getta nelle grinfie della più becera irrazionalità. Non ragioniamo più, il nostro cervello è intossicato dalle convinzioni culturali che hanno permeato la nostra infanzia e che continuano a essere osannate in età adulta. Ma la questione non dipende solo dalla cultura familiare.

Approfondisci l’argomento “Paura del giudizio degli altri” leggendo questo post:

Perché nella gestione della rabbia il garbo prende spesso il sopravvento

Da tempi antichi, alle donne è stato insegnato a essere educate, garbate, gentili, cortesi e mai scontrose. Ci è stato detto di essere remissive e accomodanti, piuttosto che assertive e volitive. Questi atteggiamenti hanno permeato la cultura per millenni, creando un modello comportamentale che ha limitato l’autonomia e l’autenticità femminile.

Solo nell’ultimo secolo, grazie alla lotta per l’emancipazione femminile, siamo riuscite a emergere da questa cultura oppressiva. Le donne hanno iniziato a sfidare gli stereotipi di genere e a cercare di esprimere se stesse in modi nuovi e audaci. Uno dei modi principali per farlo è stato attraverso il lavoro, inteso come espressione del proprio talento unico.

Lavorare in un’attività che ci permette di esprimere il nostro talento diventa un veicolo di autenticità. È un’opportunità per mostrare al mondo chi siamo veramente e cosa siamo capaci di fare. Nel contesto lavorativo, possiamo trasformare la nostra passione, creatività e abilità in un contributo significativo per la società.

Lavorare in modo autentico significa svincolarsi dagli standard imposti dalla società e abbracciare il proprio essere unico. Significa essere fedeli a se stesse e ai propri valori, non conformandosi a ruoli e aspettative predefinite. È un atto di ribellione contro la cultura dell’accomodamento e della sottomissione, che permette alle donne di riscoprire il proprio potere e la propria voce.

Quando ci impegniamo a esprimere il nostro talento attraverso il lavoro, ci liberiamo dagli schemi che ci hanno imprigionato per tanto tempo. Troviamo gioia, soddisfazione e senso di realizzazione nel mettere in pratica ciò che ci rende uniche. Lavorare diventa un atto di autenticità e di affermazione di sé, in contrasto con l’idea che le donne debbano sempre essere “garbate” e “gentili”.

Attraverso il lavoro come espressione del talento, le donne si aprono a nuove opportunità di crescita e realizzazione personale. Ci permette di superare i limiti che ci sono stati imposti, di sfidare le aspettative sociali e di contribuire in modo significativo al mondo che ci circonda.

È importante riconoscere che l’espressione del talento attraverso il lavoro non è solo un atto di sfida personale, ma anche un atto di cambiamento sociale. Le donne che abbracciano la propria autenticità e si esprimono attraverso il loro lavoro aprono la strada per un futuro in cui sono libere di essere se stesse, senza dover rinunciare alla propria essenza per conformarsi a norme obsolete.

L’espressione del talento attraverso il lavoro è un atto di rivoluzione personale e collettiva. È un passo verso la libertà, l’autenticità e l’empowerment femminile. Ogni donna che abbraccia il proprio talento e lo mette in pratica attraverso il lavoro contribuisce a creare un mondo in cui tutte le donne hanno il diritto di esprimersi pienamente e di realizzare il proprio potenziale unico.

Come gestire la rabbia

Il suggerimento che do a una donna che sta attraversando un periodo arido della vita è di provare a ritrovare senso lavorando, dedicandosi a un’attività che riesce a esprimere un po’ della sua personalità. La rabbia incanalata correttamente infatti diventa espressione del talento.

Maggiore la rabbia provata e inespressa, maggiore il talento prigioniero.

Al contrario, maggiore l’espressione del proprio talento, migliore l’energia creativa che deriva proprio da quella rabbia che finalmente trova una strada e produce cose meravigliose per te e per chi ti sta intorno.


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