Il potere della scrittura: sviluppare consapevolezza di sé attraverso il blog
La consapevolezza di sé è la capacità di sapere cosa si desidera e come ci si sente, di comprendere i propri punti di forza e di debolezza, le proprie motivazioni, obiettivi e desideri. Si riferisce alla capacità di una persona di comprendere e riconoscere i propri pensieri, emozioni, comportamenti e motivazioni, nonché di avere una comprensione realistica della propria personalità e delle proprie capacità. È importante per lo sviluppo personale, la gestione dello stress, la crescita emotiva e la salute mentale.
La consapevolezza di sé è un’abilità importante che può essere sviluppata attraverso varie pratiche come la meditazione, il journaling, la riflessione o parlando con un coach.
Qui vediamo come la creazione e condivisione di contenuti di valore per il proprio pubblico di riferimento richieda una buona dose di consapevolezza di sé da parte dell’imprenditore o del libero professionista e come, anzi, l’esercizio del content marketing addirittura riesca a sviluppare la consapevolezza di sé.
Sommario
- Consapevolezza di sé e content marketing – Una strana alchimia
- Posizionare il brand e costruire la brand awareness
- La consapevolezza di sé si fonda sulla capacità di guardarsi dentro
- La consapevolezza di sé: la chiave d’accesso al management
- Raccontarsi aumenta la percezione di sé
- Consapevolezza di sé e condivisione di esperienza
Consapevolezza di sé e content marketing – Una strana alchimia
Per sviluppare una strategia di content marketing efficace, l’azienda deve avere una profonda comprensione di sé stessa, dei suoi valori, della sua missione e della sua visione. Questo perché il contenuto creato deve essere coerente con l’immagine e la reputazione che l’azienda vuole costruire e promuovere.
Inoltre, è necessario conoscere bene il proprio pubblico di riferimento, le sue esigenze, i suoi interessi, le sue abitudini e i suoi comportamenti, al fine di creare contenuti che siano rilevanti, utili ed interessanti per che ne fruisce.
La consapevolezza di sé può anche aiutare il libero professionista a fare scelte più efficaci riguardo ai canali di distribuzione dei contenuti, allo stile e alla tonalità del proprio messaggio, alla gestione del feedback e alle relazioni con i clienti e con la comunità online.
La condizione che pongo ai clienti per l’ottima riuscita dell’azione di content marketing prevede che debbano scrivere loro stessi gli articoli del loro blog. Che sia personal branding o che sia comunicazione corporate se si vuole creare una brand awareness (percezione di valore) un blog ad oggi rimane una scelta sensata nonché profittevole. Tale scelta ha una motivazione ben precisa: l’obiettivo dell’attività di content marketing non è solo quello di fornire informazioni utili e interessanti per il pubblico di riferimento, ma anche di costruire una relazione di fiducia e di autorevolezza tra il professionista e il proprio pubblico.
Scrivere in prima persona, raccontare la propria esperienza, i propri pensieri, le proprie sfide e i propri successi, permette ai professionisti di mostrare la loro vera personalità e di creare un rapporto autentico con i lettori, che possono così identificarsi e immedesimarsi nella figura dell’autore del blog.
Inoltre, scrivere in prima persona richiede un impegno maggiore da parte del professionista nel comprendere appieno il proprio settore di competenza, nel tenersi sempre aggiornati sulle novità e sulle tendenze del mercato, e nell’essere presenti e attivi nella propria comunità di riferimento. Questo impegno è fondamentale per offrire contenuti di valore e di qualità, che possano effettivamente aiutare il pubblico di riferimento a risolvere i propri problemi e a raggiungere i propri obiettivi.
I miei clienti con cui opero il content marketing hanno il loro blog; hanno cioè un blog inerente alla propria professionalità e gli articoli non sono scritti da un ghost writer, ma da loro stessi.
Come responsabile della comunicazione digitale degli imprenditori con i quali collaboro, una delle attività fondamentali che svolgo regolarmente è la revisione dei loro articoli per il blog dal punto di vista SEO copywriting. Più volte durante la settimana sono chiamata a verificare e correggere i testi al fine di ottimizzarne la visibilità sui motori di ricerca. Grazie a questa attività, ho avuto modo di imparare diverse cose interessanti dal punto di vista psicologico.
È importante sottolineare che la mia esperienza rientra nell’ambito di piccole aziende e liberi professionisti. Quanto riportato, dunque, mi sento di riferirlo preferibilmente a queste categorie di soggetti.
Posizionare il brand e costruire la brand awareness
Ad inizio del 2020, ho avviato una nuova entusiasmante collaborazione con una cliente del settore comunicazione – la quale per motivi di privacy chiameremo Margaret. Si tratta di una consulente con anni di esperienza acquisiti nel settore. Accettare la sfida di riposizionare il brand di Margaret e realizzare una strategia di personal branding è stata un’opportunità interessante ed entusiasmante.
Il lavoro mi ha presentato diverse sfide, considerando che Margaret ha una longeva carriera professionale alle spalle. Avere voglia di reinventarsi dopo 25 anni di lavoro diversificato, dimostra la sua grande umiltà e coraggio, caratteristiche che ho molto apprezzato. Il progetto si preannuncia quindi come una grande opportunità per dare lustro al consolidato patrimonio professionale di Margaret e per posizionarla quale riferimento di qualità nel settore.
Se vuoi approfondire l’argomento Brand Management ti suggerisco i seguenti post:
Brand identity: cos’è e perché è importante per la tua azienda
Brand strategy – Cos’è e come crearla in 5 step
Come il brand management può aiutare la tua strategia di marketing digitale
Veniamo all’episodio. Alla fine di febbraio le assegno di scrivere il primo articolo per il blog, con una mezza verità, in modo da non destabilizzarla… Diceva che non le piacesse scrivere. Non me la bevo e le domando:
“Puoi scrivere per me un aneddoto che mi faccia capire quale tipo di lavoro ti manca in questo momento?”
Lei accetta.
Mi arriva l’articolo dopo una settimana. Non male, penso.
Lungo, lunghissimo, denso di mille concetti, ma contiene un aneddoto, un fatto accaduto. Non c’è teoria, non c’è manualistica. È solo il resoconto di un fatto realmente accaduto.
Gioia immensa! Grande soddisfazione.
Parto con le revisioni; è il primo, non è addomesticato per andare online subito, bisogna fare qualche aggiustatina.
Scrivo tutti i miei appunti e rimando indietro il tutto.
La consapevolezza di sé si fonda sulla capacità di guardarsi dentro
Passa una settimana. Che ai tempi del corona virus mi è suonato allarmante.
Secondo le mie previsioni e il mio intuito, dopo la mia mail ci sarebbe dovuta essere una telefonata immediata da parte sua. E invece c’è stato silenzio per una settimana.
Nel nuovo inizio di settimana alle nove della mattina le scrivo su Whatsapp e le chiedo di darmi sue notizie.
Se sapete cos’è la vaghezza, potrete immaginare la risposta.
Il messaggio contiene parole come:
- confusione;
- nonostante avessi voluto;
- forse;
- se vuoi.
Nel pomeriggio ci riusciamo a sentire. Non aveva riguardato l’articolo. Non aveva scritto le modifiche che le avevo chiesto. Si era invece chiesta:
“Che sarà di noi dopo tutto questo? Vale la pena che io scriva?”
Penserai che queste domande derivino dalla pandemia e dagli effetti sociali che stiamo vivendo. Certo, in qualche modo stiamo attraversando un momento drammatico della nostra storia. Ma io questa reazione alla scrittura l’ho già vista. Spiego meglio.
La consapevolezza di sé: la chiave d’accesso al management
Raccontare episodi personali e come si sono gestiti è un modo efficace per comunicare e dimostrare la propria esperienza e abilità senza risultare autoreferenziali, mantenendo l’attenzione del pubblico attraverso lo storytelling.
A meno che tu non stia creando un tutorial vero e proprio, scrivere un articolo che racconti un episodio che ti è accaduto realmente e come l’hai gestito soddisfa almeno 3 cose interessanti:
- Sei più credibile. Scrivere un articolo che racconti un episodio personale e come si è gestito è un modo efficace per essere più credibili. Infatti, l’esperienza diretta è una dimostrazione tangibile della capacità di gestire determinate situazioni.
- Non sei autoreferenziale. L’esperienza documenta la capacità. Non si rischia di essere autoreferenziali, poiché si è in grado di raccontare le esperienze in prima persona.
- La terza cosa: se scrivi storie vere per suffragare la teoria, gli esseri umani non si annoiano. Si chiama storytelling: questo tipo di narrazione non annoia il pubblico, ma lo coinvolge.
Tutto ciò è dimostrato anche nella pubblicità, in cui spesso si raccontano storie vere per dimostrare l’efficacia dei prodotti. Ciò è possibile perché le storie reali non solo sono credibili e non autoreferenziali, ma anche coinvolgenti e interessanti per il pubblico.
Raccontarsi aumenta la percezione di sé
La modalità di raccontarsi è diventata sempre più diffusa nella comunicazione moderna. Tuttavia, spesso si tratta di un’esperienza che può essere straordinaria per molti: non siamo abituati a parlare al nostro pubblico in modo così fresco e disinvolto.
Questo cambiamento è dovuto al fatto che siamo finalmente scesi dalla torre d’avorio, come suggerito dal Cluetrain manifesto. Tuttavia, aprire la nostra personalità al pubblico target può essere un’esperienza dolorosa. Spesso, ci assalgono le domande più frequenti e logoranti: e se il pubblico ci giudica? E se ci troviamo impreparati? E se il pubblico pensa che non siamo all’altezza?
Tuttavia, superare queste paure può portare a risultati vantaggiosi nella comunicazione e nell’interazione con il pubblico.
Comunicare in modo autentico e aperto può far sì che il pubblico si identifichi maggiormente con noi e con i nostri messaggi. Pertanto, vale la pena di superare queste paure e trovare il coraggio di raccontarsi in modo sincero e autentico
Consapevolezza di sé e condivisione di esperienza
Un blog, similmente a un diario, può diventare un’opportunità di crescita personale che ci educa alla sensibilità e ci spinge ad essere più consapevoli di noi stessi. Scrivere un blog richiede un confronto costante con noi stessi e con il pubblico che ci segue, attraverso i commenti e i feedback che riceviamo.
Infatti, il pubblico può commentare i nostri articoli, e ciò significa che saremo chiamati a rispondere e gestire anche i commenti che potrebbero non piacerci. Tuttavia, questa esperienza può portare a un aumento insospettabile della percezione di sé in poco tempo.
Scrivere non è l’unico modo per accrescere la consapevolezza di sé, poiché non tutti hanno sviluppato un’intelligenza linguistica. Tuttavia, la scrittura può essere considerata un dono che consente di esprimersi in modo efficace e persuasivo.
Nel contesto del web, ci sono molte altre modalità per comunicare e raccontare la propria esperienza, come ad esempio attraverso video o disegni. Inoltre, l’importante è condividere, intrattenendo il proprio pubblico in modo coinvolgente e senza risultare noiosi.
Non c’è posizionamento sbagliato che tenga se sto scrivendo la cosa giusta per la persona giusta al momento giusto.
Ciascuno ha il proprio modo di esprimersi e di costruire la propria community online, l’importante è scegliere il metodo che meglio si adatta alle proprie capacità e alla propria personalità.
Oggi la mia cliente ha fatto un’importante scoperta riguardo se stessa attraverso la scrittura del suo diario imprenditoriale, ovvero che stava riducendo e sminuendo l’aspetto più prezioso del suo lavoro di consulente: la capacità di ascoltare. Questa consapevolezza è stata possibile grazie alla pratica della scrittura sul suo blog, che le ha permesso di esplorare le proprie idee e pensieri in modo approfondito e riflessivo. Questo è un esempio di come la scrittura può aiutare a sviluppare la consapevolezza di sé e a superare gli ostacoli che impediscono di raggiungere il pieno potenziale.
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