Didattica a distanza – L‘evoluzione della formazione d’aula
Il Covid19 ha decretato l’utilizzo massivo della dad, la didattica a distanza. Come formatore d’aula mi sono sentita interpellata sin da subito e mi sono domandata: come coinvolgere una classe che non è stata preparata a un’esperienza del genere? Un conto è gestire l’aula in presenza, ben altra cosa creare interazione con partecipanti che non si conoscono e non si vedono (fisicamente) tra loro. La formazione d’aula sta vivendo un cambiamento epocale e la capacità d’innovare è d’obbligo. La mia esperienza finora e le mie intuizioni.
La gestione del cliente durante il Covid19
Salve, sono il rappresentante della Elfo aspirapolveri.
Buio. Pesto.
E che cosa posso fare per lei? – Ho chiesto io dall’altro capo del citofono.
Vorrei entrare un momento. – Mi ha risposto lui
Lo escludo! – ho esclamato infine.
Questo episodio realmente accaduto il 17 novembre 2020, quando i numeri della pandemia in Emilia-Romagna ci avevano condotto a essere zona arancione, mi ha fatto riflettere non poco sulla tenacia di determinate aziende nel… mantenimento dello status quo (per essere eufemistici!).
Se vogliamo invece chiamare le cose con il loro nome, utilizzando una sfumatura più autentica che l’italiano ci offre, dovremmo dire: non disponibile ad innovare.
Azienda non disponibile ad innovare.
Meglio dichiarare fallimento, ma di innovare neanche a parlarne.
Per quale motivo un’impresa non più leader di mercato, il cui blasone è forse quasi tramontato, si ostina a mettere la testa sotto la sabbia e continua a dispiegare le proprie forze sul campo nella stessa maniera in cui ha sempre fatto, anche quando diventa realmente pericoloso il lavoro porta a porta?
L’esperienza mi ha svelato che il motivo è dannatamente semplice: è l’unico modo che conosce…
Uno studio condotto tempo fa (cfr. Good to great di Jim Collins), volto a determinare i parametri che determinavano la longevità di un’azienda per più di 25 anni, individuava due fattori:
- la capacità di innovazione;
- la duttilità dei dipendenti.
Più di tutto la capacità dei dipendenti di seguire la visionarietà del leader, la loro apertura mentale appunto.
Trasformarsi da “utilitaria” in un SUV
Un’azienda che abbia vissuto gli eventi straordinari di quest’anno e che abbia trovato un modus operandi di porsi sul mercato, avrà nel 2021 probabilmente un assetto che sarà passato da “utilitaria” a “SUV”. Chi ha avuto l’abilità (e anche la possibilità, non è pensabile generalizzare, questo è stato un anno drammatico!) di innovare il proprio modello di business ha gettato le basi del proprio modello di cambiamento; e questo sarà stato possibile proprio in forza non solo del proprio ideatore, ma anche dei dipendenti che fidandosi, avranno deciso di eseguire e partecipare al processo di cambiamento. Non solo: bisogna essere capaci di convertirsi nel proprio ruolo all’interno dell’azienda e bisogna saperlo fare tutti contemporaneamente.
Alla faccia delle vendite porta a porta!
La formazione a distanza: i nuovi connotati
Faccio formazione a distanza dalla fine di aprile 2020: ho proposto fin dalla fine di febbraio io stessa questa modalità agli enti di formazione con cui collaboro come docente e formatore, non appena la formazione in presenza si è fermata per il lockdown di marzo 2020.
Davanti alla mia proposta, alcuni di loro hanno detto:
Aspettiamo che tutto passi…
Auguri, ho pensato dentro di me…
Altri invece mi hanno chiesto:
Mariangela, cosa ci serve a livello strumentale? Cosa dobbiamo fare a livello didattico? Come dobbiamo adoperarci per iniziare questa modalità?
Che dite? C’è una bella differenza di approccio tra i due enti, no? La differenza non credo sia nell’ente genericamente inteso, ma quasi sicuramente nelle persone che lavorano per quell’ente.
Tra le proposte che ho fatto ad aprile 2020 c’è stata anche quella di creare consapevolezza sullo smart working come metodo lavorativo. E anche qui qualche addetto ai lavori mi ha chiesto:
Ma perché fai lezioni su come si lavora in smart working? A che serve?
ho risposto:
Mi gioco lo smartphone che ho in mano che in questo momento tu sei in pigiama…
Ecco a che serve avere consapevolezza dello smart working: capire che se adotti questa modalità, la prima regola è toglierti il pigiama quando ti svegli al mattino.
La nuova sfida dell’essere formatore a distanza
Una delle domande che ciascun insegnante, formatore, docente, professore ha davanti come nuova sfida è: come insegnare in forma dad?
La didattica in videoconferenza, infatti, non può dirsi un sostituto della didattica in presenza, né un surrogato. Al momento non ci sono alternative e certamente non in pochi ci stiamo chiedendo quale pedagogia adottare, ancora mai adottata, per compiere questo passaggio epocale.
Molti miei colleghi difatti la rifiutano; altri si comportano come se fossero in presenza: quindi fanno lezione 4/8 ore senza alzare la testa dal monitor…
Io ho una conduzione dell’aula stile Maria de Filippi durante C’è posta per te, come dico spesso scherzando in aula, ossia:
- non sto mai seduta (nemmeno quando faccio 8 ore);
- vago tra i banchi;
- prevedo dei momenti in cui facciamo lezione nelle pause.
Si capisce che fare queste cose nella dad non è ipotizzabile. Coinvolgere è la mia modalità. Non voglio fare breccia nel cuore di nessuno: voglio che ci congediamo con più domande di prima.
Che cosa ho fatto? Ho deciso che in aula andava creato quanto più coinvolgimento possibile tra le persone presenti. Coinvolgimento auditivo possibilmente. Non è facile. Il rischio è passare per pagliacci. C’è ancora chi non ha una webcam, chi adduce come pretesto per non interagire il mancato funzionamento del microfono.
Skype esiste dalla notte dei tempi (dal 29 agosto 2003), e, dopo l’anno del covid e la venuta alla ribalta di Zoom et similia, ormai tutte le generazioni sanno parlare in videoconferenza. Eppure in aula nella maggior parte dei casi chi partecipa alle lezioni di formazione ha problemi di video e audio.
Perchè? Mi sono chiesta.
Ho dato istruzione ai tutor e ai coordinatori dei corsi a cui ho partecipato di aiutare gli allievi a raggiungere una dimestichezza con questi nuovi strumenti.
E a noi chi ce lo insegna? mi hanno risposto in certi casi. Il mio entourage didattico non ha immediatamente compreso le mie richieste logistiche; c’è chi non le ha prese nemmeno in considerazione. Da altri invece ho avuto tantissimo supporto e abbiamo visto degli esiti sublimi!
È qui il problema: la relazione didattica a distanza è un mostro deforme e non ben identificato.
Ma senza interazione siamo preistoria.
L’importanza dell’interazione nella formazione
L’incapacità e l’insofferenza dei collaboratori a proposito di cambiamento è stato imponente anche per me di riflesso.
Non mi sono persa d’animo per quanto riguardo la dad e sto facendo i miei esperimenti e le mie ricerche; la mia intuizione mi dice che dovremo rendere l’istruzione maggiormente ludico/interattiva oltre che più competitiva dal punto di vista della preparazione professionale; parlo ovviamente della formazione professionalizzante, non della scuola materna. Chi opera nella formazione ha una responsabilità immensa in questo momento (ma anche sempre, diciamolo bene): comprendere un modo di insegnamento innovativo è l’impellenza che ci riguarda tutti. In questo caso gli allievi sono disponibilissimi al cambiamento perché calchi pronti a prendere l’impronta di chi li forma.
Innovare o abbandonare il mercato. Tertium non datur.
Parlare pretendendo che l’altro ti ascolti e apprenda è pura follia solo crederlo. Abbiamo di fronte una sfida enorme da questo punto di vista. Per questo mi fanno sorridere gli enti e le scuole deputati alla formazione professionale che puntano i piedi e tendono verso il 1920, in un tutt’uno con Giovanni Gentile. Cattedre, bacchette e ceci.
La scuola e, più precisamente per quanto mi riguarda, la formazione professionale sono i luoghi d’elezione dell’innovazione: me ne occupo e ci lavoro dal di dentro perché ho grande stima che la società possa evolvere grazie alla scuola.
Il dipendente che comincia a puntare i piedi in direzione ostinata e contraria determinerà la morte progressiva dell’azienda per suppurazione della ferita. A danno di tutta la corporazione lavorativa appunto. Vale per le aziende di caramelle e vale anche per gli enti di formazione e le scuole.
Le aziende hanno bisogno di svecchiarsi, snellirsi; i dipendenti devono definitivamente comprendere che nessun posto è sicuro; la propria preparazione è fondamentale per diventare duttili. È quello il posto sicuro: l’aggiornamento continuo.
O si finirà come quel rappresentante al mio campanello che rischiava di fare l’untore pur di vendere un aspirabriciole.
Coraggio, signori, il futuro non è scritto!