🌊 Respira, esci dalla stanza: come trasformare l’inadeguatezza in leadership efficace
Nel mio lavoro di coaching esploro territori affascinanti nel campo della comunicazione efficace e della leadership efficace ed autentica.
Ogni sessione è un viaggio nelle sfide quotidiane che i professionisti affrontano – sfide che naturalmente ispirano questo blog, dove condivido, approfondisco e integro gli insegnamenti più preziosi. Chi mi segue sa che qui trova non solo spunti, ma veri e propri strumenti di trasformazione.
Oggi voglio affrontare quel momento che tutti abbiamo vissuto almeno una volta: quando il lavoro diventa una valanga inarrestabile e, nonostante l’impegno titanico, ci si sente come intrusi in attesa di essere smascherati. Quella sensazione che sussurra: “Non sono all’altezza di tutto questo” – anche quando, ironicamente, stiamo dando più di quanto pensavamo fosse possibile.

🔐 Quando la routine diventa una prigione (e come evadere legalmente)
La routine lavorativa è come un fiume che, se non gli diamo abbastanza spazio per scorrere, finisce per tracimare e allagare tutto. Non è questione di quanto lavoriamo, ma di come lo facciamo.
Diversi manager con cui ho lavorato hanno condiviso la stessa esperienza: un calendario fitto di appuntamenti, email che si accumulano, decisioni da prendere in tempi stretti, un team da guidare e sopra tutto questo, la sensazione crescente di star perdendo il controllo. Di stare rincorrendo, invece di guidare.
Ecco tre strategie pratiche e immediatamente applicabili che hanno aiutato manager come te in situazioni simili.
1. La tecnica del “blocco intoccabile” ⏱️
Metti nel tuo calendario almeno un blocco di 30 minuti al giorno che nessuno, nemmeno il tuo capo diretto, può toccare. Questo è il tuo spazio sacro per respirare e pensare.
Come si fa
- Bloccalo in agenda con un nome generico (es. “Revisione strategica”).
- Trova un luogo diverso dal tuo ufficio (una sala riunioni vuota, la caffetteria, una panchina all’esterno).
- Lascia il telefono in modalità aereo.
- Porta solo un quaderno e una penna.
Durante questo tempo, non devi fare nulla di specifico. Puoi riflettere, scrivere pensieri, organizzare priorità o semplicemente respirare. L’importante è che tu riprenda il controllo del tuo tempo invece di lasciare che siano gli altri a controllarlo.
Approfondimento – Questo approccio si basa sul concetto di “deep work” sviluppato da Cal Newport. Secondo Newport, il lavoro profondo e significativo richiede periodi di concentrazione ininterrotta, sempre più rari nei contesti aziendali moderni. I blocchi intoccabili creano lo spazio mentale necessario per pensare strategicamente anziché reagire tatticamente.
2. L’audit settimanale delle energie (non solo del tempo) 📊
Il venerdì pomeriggio dedica 15 minuti a questo esercizio che cambierà la tua percezione del lavoro.
- Prendi un foglio e dividi le attività della settimana in tre colonne:
- attività che mi hanno dato energia;
- attività che mi hanno tolto energia;
- attività neutre.
- Ora, per ciascuna delle attività “energivore”, chiediti:
- Poteva farla qualcun altro del team?
- Poteva essere semplificata?
- Poteva essere eliminata?
- Per la settimana successiva, identifica almeno 3 attività da delegare, semplificare o eliminare.
Ti sorprenderà scoprire quante cose fai per automatismo, per perfezionismo o per paura di chiedere aiuto – tutte cose che divorano la tua energia senza portare reali benefici.
Caso studio – Una manager di un’azienda tech con cui ho lavorato ha scoperto, facendo questo audit, che partecipava a 9 riunioni settimanali in cui il suo contributo era minimo. Dopo aver delegato 5 di queste al suo team (offrendo loro un’opportunità di crescita), ha riconquistato quasi 7 ore settimanali che ha reinvestito in pensiero strategico e sviluppo del team. Il risultato? Non solo più tempo, ma anche un team più coinvolto e responsabilizzato.
3. Il “caffè strategico” (o la versione aziendale di “uscire dalla stanza”) ☕
Identifica una persona influente ma non direttamente nel tuo team o catena di comando. Può essere un collega di un’altra area, un senior manager di un altro dipartimento o anche quella persona che trovi insopportabile ma che ha potere decisionale.
Invitala a prendere un caffè informale, una volta al mese. Senza agenda, senza richieste specifiche. Solo una chiacchierata di 20 minuti.
Durante questi momenti:
- ascolta più che parlare;
- fai domande su come vedono l’azienda, il settore, le sfide;
- non parlare di problemi specifici del tuo team (almeno non subito).
Quello che otterrai nel tempo è una rete di alleanze informali, una visione più ampia dell’azienda e, spesso, informazioni che ti aiuteranno a prendere decisioni migliori. Inoltre, uscirai letteralmente dalla “stanza” dei tuoi problemi quotidiani.
Approfondimento – Nella teoria delle reti sociali, questo approccio crea ciò che Mark Granovetter chiama “legami deboli” – connessioni che, paradossalmente, sono più potenti dei legami forti per fornire nuove informazioni, opportunità e prospettive. I legami deboli creano ponti tra cluster diversi dell’organizzazione, fornendo accesso a informazioni non ridondanti.
💪 Quando ti senti inadeguato (e come trasformare questa sensazione in un super-potere)
La sensazione di inadeguatezza non è il tuo nemico. È un segnale, come la spia della benzina in un’auto. Non indica che sei un’auto scadente, ma solo che hai bisogno di rifornimento! ⛽
Un fenomeno con cui mi confronto costantemente nel coaching executive è la “sindrome dell’impostore” – quella sensazione persistente che, nonostante i successi oggettivi, in qualche modo si stia ingannando tutti e presto si verrà “scoperti”. Uno studio dell’International Journal of Behavioral Science suggerisce che fino al 70% delle persone sperimenta questa sensazione almeno una volta nella vita.
Il paradosso è che più si sale di livello e di responsabilità, più questa sensazione può intensificarsi. Spesso, proprio i leader più competenti sono quelli che ne soffrono maggiormente, perché sono abbastanza intelligenti da riconoscere quanto ancora non sanno.
Il metodo della “competenza compensativa” 🔄
Quando ti senti sopraffatto perché non conosci abbastanza un argomento o una tecnologia, non cercare di diventare esperto in tutto. È impossibile e controproducente.
Invece:
- identifica i principi fondamentali del campo (il 20% che spiega l’80% dei fenomeni);
- trova una persona del team che sia esperta in quell’ambito;
- costruisci con lei un “patto di competenza compensativa”: tu le insegni ciò in cui sei forte, lei ti spiega i fondamentali di ciò che ti manca.
Esempio pratico – Hai difficoltà a gestire le richieste imprevedibili dei clienti executive che cambiano priorità all’ultimo minuto? Non cercare di diventare un mago della previsione o un super-diplomatico. Identifica i pattern ricorrenti nelle loro richieste e trova nel team quella persona che ha esperienza con stakeholder di alto livello per capire come anticipare e gestire queste situazioni con eleganza.
In cambio, offri a questa persona la tua esperienza in project management o in business strategy. Create un circolo virtuoso di competenze condivise.
Approfondimento – Questo approccio si basa sulla teoria delle “competenze a T” sviluppata inizialmente da David Guest e poi adottata da aziende come IDEO. Una persona a T ha profonda esperienza in un’area (il tratto verticale della T) ma anche una buona conoscenza di base in molte altre aree (il tratto orizzontale). Leader efficaci non hanno bisogno di essere esperti in tutto, ma di avere abbastanza conoscenze trasversali per connettere i domini di esperienza.
La tecnica dello “specchio invertito” 🪞
Quando ti senti inadeguato, prendi un foglio e:
- nella colonna di sinistra, scrivi tutti i motivi per cui pensi di non essere all’altezza;
- nella colonna di destra, riformula ogni punto come se stessi parlando di una collega che stimi.
Esempio
- Sinistra: “Non sono abbastanza preparata tecnicamente”
- Destra: “Silvia non è un’esperta tecnica, ma sa come coordinare persone con diverse competenze per ottenere risultati eccellenti”
Questo esercizio rivela quanto siamo più duri con noi stessi che con gli altri, e come trasformiamo in debolezze quelle che potrebbero essere semplicemente caratteristiche del nostro stile di leadership.
L’abitudine del “registro dei successi” 📓
Ogni giorno, prima di spegnere il computer, scrivi tre cose:
- un piccolo successo professionale della giornata;
- un momento in cui hai aiutato qualcuno;
- una cosa che hai imparato.
Non devono essere grandi vittorie. Vale anche:
“Sono riuscito a mantenere la calma durante quella call difficile”
o
“Ho delegato con successo quel compito che di solito faccio io”.
Dopo un mese, rileggi questo registro. Ti sorprenderà scoprire quanto sei cresciuto e quanto valore hai portato, anche se non te ne sei reso conto nel quotidiano.
Caso studio – Un dirigente di un’azienda manifatturiera con cui ho lavorato ha usato il registro dei successi in un momento particolarmente difficile dell’azienda, durante una ristrutturazione. Dopo tre mesi, mi ha confessato:
“All’inizio pensavo fosse un esercizio banale, ma rileggendo i miei successi quotidiani ho realizzato che, anche nei giorni più duri, stavo facendo la differenza. Questo mi ha dato la forza di continuare quando volevo mollare.”
🌱 Il valore della vulnerabilità selettiva
Molti manager che ho incontrato nel mio percorso professionale interpretano la richiesta di aiuto come una debolezza, quando in realtà potrebbe essere la loro più grande forza potenziale.
La vulnerabilità selettiva non è debolezza, è strategia. È la capacità di mostrare le proprie aree di miglioramento in modo costruttivo, creando connessioni più forti con il team.
La ricercatrice Brené Brown, che ha studiato la vulnerabilità per oltre 20 anni, ha scoperto che ciò che spesso percepiamo come debolezza è in realtà il fondamento del coraggio, della fiducia e dell’innovazione. Le sue ricerche mostrano che i leader che abbracciano la vulnerabilità creano culture aziendali più innovative e team più resilienti.
Da provare – La prossima volta che ci si trova in difficoltà su un progetto, invece di chiudersi in ufficio cercando disperatamente una soluzione, è più efficace convocare un breve meeting con due o tre persone chiave del team.
Dire loro:
“Ho bisogno del vostro aiuto su questo. Ecco dove sono arrivata finora, ecco dove mi sono bloccata. Le vostre prospettive sarebbero preziose.”
Poi, ascolta. Davvero. Non pensare a come rispondere, non cercare di dimostrare che comunque sai. Semplicemente, lascia che le loro idee entrino.
Quello che scoprirai è che:
- le persone si sentiranno valorizzate;
- emergeranno soluzioni che non avresti mai considerato;
- la tua autorevolezza aumenterà, non diminuirà.
Come mi ha detto una volta un CEO:
“La leadership non è avere tutte le risposte, ma porre le domande giuste alle persone giuste.” 💡
Approfondimento – Amy Edmondson, professoressa alla Harvard Business School, ha coniato il termine “sicurezza psicologica” per descrivere gli ambienti in cui le persone si sentono a proprio agio nel correre rischi interpersonali. Le sue ricerche mostrano che i team con alta sicurezza psicologica superano significativamente in performance quelli con bassa sicurezza psicologica. La vulnerabilità selettiva del leader è uno dei fattori più potenti nella creazione di questa sicurezza.
🌊 Il paradosso dell’acqua
Mi piace pensare all’approccio al lavoro come all’acqua. L’acqua è potente non perché resiste, ma perché si adatta. Non cerca di sfondare la roccia con la forza, ma la erode con la costanza.
L’acqua non ha una forma propria, prende quella del suo contenitore. Eppure, nel tempo, è l’acqua che modella il paesaggio, non viceversa.
Non combattere contro te stesso, contro i tuoi limiti o contro il tuo ambiente lavorativo. Adattati, fluisci, trova il percorso di minor resistenza. E con il tempo, sarai tu a modellare il tuo ambiente, non il contrario.
Il percorso di crescita come leader è continuo e personale. Non esiste un unico stile di leadership “corretto” – esiste lo stile che massimizza i tuoi punti di forza naturali, mentre ti permette di lavorare in modo consapevole sui tuoi punti deboli.
La leadership autentica non significa perfezione. Significa integrità tra chi sei, come agisci e cosa valorizzi. E paradossalmente, è proprio mostrando le tue imperfezioni in modo strategico che puoi accedere al tuo massimo potenziale di leadership.
Come amo ricordare ai manager con cui lavoro:
“Sii come l’acqua.”
✅ FAQ sulla leadership efficace
La chiave è la vulnerabilità selettiva, non totale. Scegli consapevolmente quando e come mostrare vulnerabilità.
Quando: in contesti collaborativi, non in situazioni di crisi acute.
Come: concentrati su aree di miglioramento, non su debolezze fondamentali.
Con chi: inizia con persone di cui ti fidi nel team.
Esempio efficace:
“Ho un’idea per risolvere questo problema, ma vorrei il vostro input perché vorrei considerare prospettive diverse dalla mia.”
Esempio inefficace:
“Non ho idea di cosa fare, qualcuno mi salvi!”
La delega efficace non è scaricare lavoro, ma redistribuire responsabilità in modo strategico.
Chiarisci le priorità – Quali attività sono veramente fondamentali? Quali possono essere posticipate?
Delega per crescita – Assegna compiti che sviluppano competenze, non solo quelli noiosi
Crea spazio – Se deleghi qualcosa, cosa puoi togliere dall’agenda di quella persona?
Fornisci contesto – Spiega perché un compito è importante, non solo cosa fare
Il paradosso: spesso quando deleghi compiti significativi, le persone trovano energia e tempo che non sapevano di avere, perché sono motivate dalla fiducia e dalla possibilità di crescere.
Questa è una sfida comune. Alcuni approcci che hanno funzionato per i miei clienti.
Rendi visibili i risultati – Documenta come il tempo dedicato al pensiero strategico ha portato a decisioni migliori.
Proteggi il tuo tempo silenziosamente – Blocca tempo in agenda per “riunioni” che sono in realtà il tuo tempo di riflessione.
Trova alleati – Identificare altri manager che supportano questo approccio può creare una cultura più favorevole.
Presenta i dati – Condividi ricerche che mostrano come il tempo di riflessione aumenti la produttività.
Ricorda che spesso i capi vogliono risultati, non ore di presenza visibile. Se puoi dimostrare che il tuo approccio porta a risultati migliori, molti (non tutti) saranno aperti.
L’iperconnettività è un nemico silenzioso della leadership efficace. Qualche spunto su come stabilire confini sani.
Comunica chiaramente la tua disponibilità – Non devi essere irreperibile, ma prevedibile.
Crea rituali di disconnessione – Es. dopo le 20:00 rispondi solo a vere emergenze,
Educa il tuo team – Insegna loro quali questioni meritano di interromperti e quali possono aspettare.
Dai l’esempio – Se invii email alle 23:00, il team penserà che ti aspetti lo stesso da loro.
Un leader senior con cui ho lavorato ha risolto questo problema in modo elegante: ha comunicato che controllava le email tre volte al giorno (9:00, 13:00, 17:00) e che per urgenze era disponibile via telefono. Il risultat? Meno interruzioni, più email ben strutturate e sorprendentemente pochissime “urgenze” reali.
Assolutamente sì. La neuroplasticità – la capacità del cervello di riorganizzarsi formando nuove connessioni – continua per tutta la vita.
La ricerca di Carol Dweck sulla mentalità di crescita mostra che le persone che credono di poter sviluppare le proprie capacità tendono effettivamente a migliorare più di quelle con una mentalità fissa.
Il cambiamento non avviene da un giorno all’altro, ma attraverso piccole pratiche costanti che, col tempo, diventano abitudini. Come l’acqua che modella la roccia: non con la forza improvvisa, ma con la persistenza gentile.
Uno dei miei clienti, un dirigente di 58 anni con una carriera di successo ma uno stile di leadership autoritario, è riuscito nell’arco di un anno a trasformare radicalmente il suo approccio verso uno più collaborativo. Il risultato? Il turnover nel suo team è diminuito del 40% e l’engagement è salito ai massimi storici.
Non è mai troppo tardi per evolvere. A volte, i cambiamenti più significativi avvengono proprio quando pensiamo di aver raggiunto il nostro limite.
✅ Se questi temi risuonano con te e desideri approfondire il tuo percorso di crescita come leader, sono disponibile per sessioni di coaching individuali o workshop per team. Contattami per una consulenza iniziale gratuita all’indirizzo info@mariangelalecci.it
👉 Ricorda: respira, esci dalla stanza, stai con le persone. 🧘♀️