Come aumentare la produttività – Produttività ed equilibrio lavorativo in 5 step
Quando è iniziata la pandemia il mio ritmo lavorativo è cambiato nel giro di pochissimi giorni. La calma forzata mi ha permesso di riflettere sulla mia produttività e sul metodo per essere più efficace. Nel giro di pochi mesi mi sono ritrovata a passare dal desiderio di crescita esponenziale al minimalismo professionale. Vi spiego come ho fatto ovvero cosa non faccio più.
Come è cambiata la mia produttività nell’ultimo anno
Fino a febbraio 2020 i miei ritmi di lavoro sono stati vertiginosi. Facevo parecchie docenze ogni mese e le alternavo con le sessioni di consulenza ai miei clienti. Se a questo aggiungiamo che ogni impegno prevedeva una trasferta, riesco a farvi immaginare che la vita come docente di digital marketing e come consulente di comunicazione in certi momenti era davvero impegnativa. Una volta ho fatto 8 ore d’aula (dalle 9 alle 17.30) in trasferta a Ravenna e al termine della sessione formativa mi avevano chiesto la gentilezza di una supplenza di altre 4 ore dalle 20 alle 24 a Rimini. Questo era il mio orientamento. Ritmi serrati e scenari sempre diversificati. Sono riuscita a tenere questo ritmo per anni. Ed ero felice dei miei risultati!
Poi è arrivato il Covid. E io mi sono fermata per molti giorni a pensare a come fare per tornare alle mie avventure formative con allievi e alle mie consulenza con i clienti. Ma non c’è stato modo. Anche sbattendo rovinosamente i piedi per terra. Il Covid c’è ancora tra l’altro.
La produttività è un metodo
Mi potevo definire produttiva? Può darsi. La varietà di situazioni era quella che mi alimentava. La curiosità tiene svegli, no?
Mi piaceva lavorare? Si, molto; e mi piace ancora moltissimo! Quello che ho capito nell’ultimo anno grazie al lockdown è che il lavoro produttivo pretende lucidità metodologica. E riposo. Sotto stress rendiamo bene, certo; ma non si può stare sotto stress 360 giorni all’anno.
Io per di più non dormivo, sonnecchiavo. Il mio compagno mi prendeva in giro alla mattina, chiedendomi: sei rimasta alla scrivania a fare un pisolino? A che ora hai fatto il caffè, verso le 2 di notte?
Cos’è cambiato da allora? Cosa ho modificato a livello produttivo? Come mi organizzo le giornate? Cosa non faccio più? Cosa danneggiava la capacità produttiva?
1. Svegliarsi presto, ma non troppo presto…
Non mi sveglio più alle 3 di notte per lavorare.
Io mi svegliavo prestissimo, cadevo proprio dal letto. Avevo sempre da fare. E non mettevo mai la sveglia. Alle 4 del mattino aprivo gli occhi e sgusciavo fuori dal letto. In meno di 20 minuti ero già operativa al pc. E andavo avanti a lavorare tutto il giorno se non avevo impegni in esterna. Non mi costringeva nessuno, mi piaceva e facevo così.
Credo che la congiuntura eccesso di lavoro e aver smesso di fumare abbiano inciso considerevolmente sul sonno. Ora mi sveglio ad orari ragionevoli (le 7 del mattino), prendo un buon caffè e poi inizio a lavorare. Dopo un anno di “vita in casa” il mio corpo è paradossalmente disintossicato. Dormire è sempre stato un piacere: sono tornata a godermelo come ho sempre fatto nella vita; in qualunque situazione 8 ore sono necessarie.
2. Essere produttivi o fumare: questo è il dilemma
Non fumo più. Ormai sono due anni. Questo ha cambiato molte abitudini, fumare è uno spreco di tempo incredibile. Se moltiplichiamo 5 minuti per 20 sigarette fa 100 minuti al giorno soltanto per fumare. Non è vero che nel frattempo si fa qualcosa; mentre si fuma, si fuma. Il procrastinatore sa quanto è importante fumare per mantenersi improduttivi. Immaginate a fumare ogni sigaretta con qualcuno quanto tempo si perde ogni giorno. È un piacere, si pensa. Non è il post(o) giusto per parlarne. Ci si vede, fumatori!
In più non oso immaginare l’abbinamento immobilità e fumo; se già così è stato dannosissimo per l’organismo, figuriamoci a fumarci su. Nessuna morale; qui parliamo di ciò che ho smesso di fare io perchè lo reputavo improduttivo. Quando fumavo ero sicura che il fumo non mi fosse dannoso e non mi rubasse tempo del resto….
3. Spengo il cellulare di notte
Non vado a letto col cellulare acceso in camera da letto. Lo spengo e vado a dormire. Anzi, l’ho impostato per lo spegnimento automatico e la riaccensione al mattino dopo. Sono convinta che le brutte notizie sanno scampanellare a dovere, non c’è bisogno di tenere il cellulare acceso solo per questo. Le notifiche e la luce blu dello smartphone sono un diabolico fattore d’insonnia.
Chi merita la vostra attenzione anche di notte? Chi la merita più del vostro diritto al riposo?
4. La produttività quotidiana: todolist e gestione della email
Non inizio più la giornata lavorativa senza una scaletta di lavoro giornaliera; a inizio settimana faccio quella settimanale; questo lo facevo anche prima, è un mio rigore metodologico da quando ho iniziato a lavorare; quello che faccio ora è di non esagerare la lista. La mia filosofia è diventata: poche cose e fatte molto bene, con un tempo ben pianificato. Ne avevo parlato in modo approfondito a proposito delle todolist.
Non ho più la casella di posta con messaggi arretrati e spam. È la prima cosa che ho fatto appena andati in lockdown. Ne parlerò in un prossimo post di come ho imparato a gestire la posta sia a livello di contenuto che a livello di tempo.
5. No more gruppi Facebook e WhatsApp
Non faccio più parte di gruppi Facebook dove si litiga e gruppi WhatsApp dove la gente scrive di continuo; mi piacciono le relazioni, la gestione delle relazioni è il mio cavallo di battaglia professionale, figurarsi se mi danno fastidio le conversazioni! Ma ci sono conversazioni e conversazioni; chi inizia a scrivere la mattina alle 8, e per tutto il giorno lancia emoticon e permalosità/pregiudizi, ha una capacità di influenza a cui non si crederebbe; stare dietro a chi non costruisce, stanca. Ho imparato a filtrare le conversazioni. L’acqua prende la forma del contenitore in cui sta.
Non vale a nulla silenziare, la tentazione di leggere sarà più forte.
Inoltre non credo più quasi a nessuno senza accertarmi/indagare. Nell’ultimo anno ho sentito una quantità di idiozie da fare impressione. Un giorno mi hanno riferito una notizia che mi ha lasciato più basita del normale; sono andata a indagare e infatti era una bufala.
Selezionare le persone e le informazioni: questo ho imparato quest’anno. Se c’è un nemico acerrimo della produttività sono proprio i chiacchieroni.
La produttività è una relazione di fiducia con se stessi
“Non torneremo mai più alla vita di prima” per me è una frase positiva. Prima del 21 febbraio 2020 (ho fatto la mia ultima docenza in presenza il 20 febbraio del 2020) i miei ritmi lavorativi e le relazioni erano convulsive. In un anno e avendo tutto questo tempo da dedicare a se stessi, ho rivisto procedure e metodi. La noia non dipende da un contesto esteriore; la produttività è una relazione di fiducia con se stessi: dipende da quanto ci si stima e ci si vuole bene.
La prossima volta vi racconto le cose che ho imparato a fare per lavorare in modo più qualitativo, cioè per meno ore e con più risultati.