Strategie di digital marketing: illusioni vs realtà
Sono docente di digital marketing in diversi percorsi formativi nella provincia di Rimini e di Ravenna. Spesso chi si iscrive è convinto che premere dei bottoni su Instagram o su Facebook darà una svolta epocale alla sua azienda. A me tocca sempre l’infausto compito di demolire questo assunto dell’irrazionalità. I social network non ti esonerano dal giocare la partita, anzi prevedono una sforzo incredibile perché bisogna esporsi pubblicamente. Un post per chi non patisce il realismo. Vediamo come stanno veramente le cose attraverso un caso reale di strategia di digital marketing.
Facebook, Facebook della mie brame, dimmi chi ha la fan page più figa del reame?
Insegnare social media marketing, una branca del digital marketing, significa incontrare molte persone digiune di comunicazione digitale. Anzi, digiune di comunicazione pubblicitaria.
La comunicazione pubblicitaria, la comunicazione di cui ha bisogno il marketing per esprimersi, la comunicazione aziendale, la comunicazione di brand, o qualunque forma di comunicazione utilizzata per portare profitto ad un’azienda, funziona per una serie di motivi che non c’entrano niente con i concetti di:
“Facile, veloce: che ci vuole?”
Le persone che ho formato negli anni lo sanno molto bene. Escono quasi tutte dalla prima lezione col mal di pancia. In ingresso, sono convinte che i social network siano il regno delle favole: il principe Instagram bacerà la loro impresa principesca e la salverà dall’avvelenamento e dall’ignominia.
Dopo la prima lezione capiscono che essere gli autori della favola è molto più vantaggioso che fare i protagonisti. Sono già usciti se non altro dal fatalismo.
L’importanza di curare la comunicazione del brand
Formulare la comunicazione è una fatica nera. Alimentare e far crescere il proprio brand richiede un impegno costante e continuo. E aumentare le competenze, continuamente.
La prima attività, la più importante, l’essenziale che faccio ogni mattina è proprio curare la mia comunicazione. Siamo nell’epoca del marketing conversazionale. E che tu abbia un eCommerce o macchinette automatiche del caffè, bisogna che tenga a mente questo concetto fondamentale anche ora che parliamo del marketing 5.0: i mercati sono conversazioni.
Se il mio venditore passa ore al telefono o a chiacchierare con i clienti sta in pratica facendo bene, Mariangela?
Io direi proprio di sì. Fallo anche tu. Smetti di pulire la vetrina del negozio. Le transazioni si stanno spostando online. Prepara l’altra vetrina, il cui vetro è fatto di dedizione al cliente dal punto di vista relazionale. Ma la relazione richiede tempo, self management prima che management aziendale. Un servizio clienti caratterizzato dalla passione presuppone una conoscenza di prodotto superlativa. Non basta saper chiacchierare: bisogna pure saper ascoltare.
Vi racconto un caso reale che aiuta a comprendere appieno di cosa parlo.
Le competenze per il digital marketing possiamo impararle tutti?
Una mia cliente, un’antiquaria, ha un eCommerce tramite marketplace, quindi non un eCommerce proprietario. I suoi prodotti non si ripetono mai uguali in quanto pezzi unici.
Il suo talento nella ricerca mi fu noto da subito, ma quando ci siamo incontrate non c’era la minima consapevolezza del potenziale imprenditoriale da parte sua. Lo credeva un hobby. Un hobby colto, ma un hobby. Eppure, aveva avuto l’intuizione di creare una comunicazione di brand professionale. Negli anni ha imparato a:
- realizzare set fotografici e fotografare in modalità Still life;
- gestire la luce e il colore e gli abbinamenti per migliorare la comunicazione visiva che nel suo caso è una comunicazione di design, artistica;
- post produrre le foto con Adobe Photoshop;
- approfondire la conoscenza della lingua inglese;
- gestire la multiculturalità dei suoi clienti statunitensi, neozelandesi, australiani, giapponesi, inglesi, ecc.
- scrivere in due lingue quotidianamente le inserzioni dei prodotti;
- fare customer care in modo impeccabile attraverso l’email, la messaggistica sui social e interagendo con gli utenti (Facebook e Instagram);
- scrivere i post per il suo blog;
- gestire le spedizioni e le dogane internazionali.
Faticoso vero? Sono tantissime mansioni. La principale però è la ricerca dei prodotti da vendere visto che si occupa di antiquariato.
Sono tantissime ore di lavoro ogni giorno e soprattutto sono tante competenze diverse.
Quando ci siamo incontrate la mia cliente aveva 52 anni. Avete capito bene.
Quest’anno ha avuto il covid in modo serio. E quando abbiamo dovuto fermare le vendite per cause di forza maggiore, abbiamo provato un dolore forte. Perché? Perché andava in fumo tantissimo lavoro. E non è facile dire che la salute è la cosa più importante. Certo che lo è! Ma non è facile lo stesso fermare i motori.
Io personalmente sapevo che i giorni di fermo avrebbero danneggiato tanto lavoro e che recuperare sarebbe stato lungo. Ma sapevo che la determinazione della mia cliente era tantissima e che in poco tempo avremmo ristabilito tutto.
Strategie di digital marketing: passare la frontiera della comfort zone
Il digital marketing è una frontiera estremamente interessante, ma significa metterci la faccia e il proprio incessante impegno. La nostra piccola filiera è comunque molto impegnativa. Per continuare a raccontare in modo reale in che consiste l’attività di branding, simuliamo un flusso di lavoro quotidiano.
- l’addetto uno (Emma) cerca i prodotti e prepara i set fotografici;
- l’addetto due (Emilia) fotografa e post produce;
- l’addetto tre (Sara) pubblica sui social e indicizza i contenuti.
Ma per poter fare questo Emma e Sara stabiliscono una strategia di vendita che tiene conto:
- delle vendite pregresse;
- delle tendenze del momento;
- dei fatturati;
- degli investimenti possibili.
Ancora. Emma sa come funzionano le dogane, vendendo in tutto il mondo. Sa come gestire i corrieri e ha studiato a vantaggio del cliente e dell’azienda la contrattualistica riguardante le spedizioni. Emma e Emilia sanno imballare i prodotti per viaggi “sicuri”, perché il prodotto arrivi integro; e sanno come ragionano certe dogane con certe misure di imballaggi, perché le dogane sono tignose a volte: ti rispediscono indietro a loro discrezione, e poi è tuo onere gestire il cliente che piange afflitto per la mancata consegna del suo amato bene.
Sara nel frattempo monitora gli andamenti di traffico e tendenze di ricerca, rivede contenuti e monitora le richieste sui social, controlla le produzioni fotografiche e stabilisce gli obiettivi della comunicazione.
In più Emma ogni tanto ha da gestire qualche cliente capriccioso che inscena un teatro tragicomico in lingua straniera: e con Sara focalizza come gestire la situazione per evitare i feedback negativi, che hanno il potere di spedirti nell’inferno dei venditori inqualificabili con un colpo di tacco.
Questo di cui parlo è un piccolo business. L’imprenditrice, Emma, è una piccola imprenditrice. La comunicazione è una comunicazione fatta da persone qui in provincia di Rimini. Questo lo specifico per chi potrebbe pensare che stia parlando di chissà quale posto e di chissà quale grande business.
No, è qui, in Italia, fino a due anni fa in una portineria, poi trasferito in un’abitazione (si facevano i pacchi in cucina), poi finalmente si è affittato un quartier generale che ospita quasi tutte le filiere del business; Emma è quell’imprenditrice di 57 anni che durante il covid oltre al tormento del virus, aveva anche la rabbia di non potersi dedicare alla sua amatissima attività. E adesso che è convalescente vive il fremere per la ripresa dell’attività:
“Sento ancora uno strascico di debolezza…
Ho molte cose da mandare online. Voglio stare bene!”
Gli strumenti di branding: la visionarietà è la chiave
Cosa voglio lasciarvi con questo racconto?
Gestire la comunicazione e il marketing della vostra azienda richiede una predisposizione al cambiamento. Se così come fatto finora non funziona più, bisogna cambiare. Cambiamento significa cambiamento di atteggiamento, di modi di pensare, di stile imprenditoriale, di conoscenza. Cambiare significa formarsi, capire che cos’è nuovo e adottarlo se fa al caso mio.
Ricordo ancora il giorno in cui dissi alla mia cliente che l’avrei formata per fare da sola la post-produzione fotografica.
“Sei impazzita? Non so fare!”
Una reazione forte; ma dopo un mese era autonoma e felice dell’autonomia. Aveva 55 anni. Avevamo camminato insieme per 3 anni, già con grandi soddisfazioni. Non è da tutti, ammetterete.
Ho avuto l’affascinante e difficile ruolo di mostrarle un passo alla volta i nuovi traguardi. Ogni passo era una reazione forte. Ogni passo attuato un successo. Le difficoltà un modo per migliorare. E nuovi traguardi ancora raggiungeremo.
Imprenditori e imprenditrici: il social media marketing è uno degli strumenti a disposizione dei brand per incrementare le vendite. Ma i vostri clienti non hanno bisogno né di fumo né di aria fritta: vogliono persone concrete, competenti, vogliono prodotti straordinari, vogliono relazioni. Vogliono sentirsi speciali!
Un corso che insegna a premere pulsanti magici non esiste. Non esistono i pulsanti magici. Solo Francesco Uccellino sostiene che esistano.
Sono i corsi che vi rivoltano come calzini che hanno il potere di creare nuovi scenari! Cercate un modo perché il vostro business non vada giù con niente. Cercate prodotti per i vostri clienti, non clienti per i vostri prodotti. Allora si che i social network vi forniranno pulsanti magici!